Per gli schifosi peli della mia barbaccia! Come sarebbe a dire “chi sono”? Non lo sapete? Be’, andate a studiarvi un po’ di libri di storia, per favore. E se proprio non avete voglia o tempo, ve lo dico io. In poche parole, però, perché ho cose più importanti da fare…
Il mio nome è Scuro, Scuro Moltamorte. Ho una barba bianca lunga qualche metro, che mi trascino dietro mentre cammino e che si incrosta di sporcizia e insetti. Indosso un putrescente saio marrone e un paio di sandali che emanano un fetore nauseabondo.
Qualcuno dice che sono solo un vecchio pazzo rincitrullito. Io preferisco dire che sono Scuro, e basta. Un po’ stregone, forse. E anche un po’ pazzo – questo posso anche ammetterlo –, ma di certo non rincitrullito. E vecchio, sì: non lo posso negare. Credo di aggirarmi per questo mondo schifoso da oltre quattrocento anni, o giù di lì.
Vivo a Guardalà Sopra, in un antro (manco a dirlo) oscuro, dove mi diverto a preparare pozioni velenose e a formulare sortilegi infernali. Ogni tanto scendo nel pozzo, nel misterioso buco che si apre vicino alla mia stamberga, in cerca di erbe e piante medicinali. E sparisco per giorni, mesi, anni…
Due tizi (che si dicono scrittori) hanno raccontato una storia su di me, La barba magica di Natale. Sì, hanno raccontato di quella volta in cui mi venne in mente di annientare il mondo intero – e soprattutto quel panzone di Babbo Natale – con un bel goccetto di distillato di Helleborus Niger Mortiferus. Solo che le cose non andarono proprio come avevo previsto e… be’, se volete saperne di più, se volete scoprire alcuni lati del mio burbero caratteraccio e i dettagli di quella spaventosa vicenda, potete sempre leggervi il libro, no? Che diamine!